"Abbiamo deciso che questa volta non avrei scritto io i testi... lo scrittore era già bravino".
Paolo Barbieri
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Qualcuno ha notato che "Barbieri" fa rima con "Alighieri"? LOL |
Perdonate la banalità del titolo di questo post: ho cercato di trovare qualcosa di più originale, un gioco di parole, una definizione abbastanza carina che potesse riassumere la giornata di sabato, ma alla fine mi sono arresa alla tristezza di un titolo scialbo. E sto faticando anche a cercare un'introduzione degna, dato che
Paolo Barbieri è sicuramente uno dei illustratori italiani più noti e riconoscibili anche dal grande pubblico ed è probabilmente stato il primo di cui abbia imparato il nome, ai tempi della prima trilogia del
Mondo Emerso. In quegli anni, era quasi impossibile parlare di Paolo Barbieri senza nominare Licia Troisi (e anche viceversa), a meno che non si conoscessero i lavori precedenti di questo illustratore (molti di questi si possono trovare sul suo
sito ufficiale), ma dall'anno scorso - con "
Favole degli Dei" - Barbieri ha dimostrato di voler seguire una diversa direzione autoriale che gli dia la possibilità di spaziare oltre la copertina, interpretando immaginari già ben radicati nella mente della gente (la mitologia greca, l'Inferno dantesco) secondo la sua visione personale (ricca di citazioni e riferimenti non legati solo al mondo dell'illustrazione ma anche a quello cinematografico).
Dato che non ho avuto la possibilità di essere a Lucca (damn it!), sono letteralmente saltata dalla gioia dopo aver visto questo:
considerando anche che il mio "Favole degli Dei" era ancora senza autografo, e un illustrato di Paolo Barbieri senza autografo può solo piangere miseramente (?).
Comunque, sicuramente questa è stata una delle presentazioni di Barbieri più interessanti a cui abbia mai assistito, se non la migliore: gli approfondimenti sono stati parecchi e interessanti, le domande del moderatore (l'editor di Barbieri) erano nuove rispetto a quelle degli altri incontri (di solito sono sempre le stesse) e le risposte di Barbieri erano così esaustive che hanno reso inutili le domande da porre che mi ero segnata. Nei giorni a venire posterò anche il
video della presentazione (grazie a quell'allegra pazza che mi ha accompagnato l'altro ieri; e grazie pure a quell'altra, che mi chiama "melanzana" e non so bene il perché), durante la quale sono state approfondite anche alcune delle più belle illustrazioni dell'Inferno: Dante nella Selva Oscura,
Caronte, Cleopatra, la Porta dell'Inferno, Paolo e Francesca,
Cerbero, le Malebolge, Caino, i Malebranche, i Seminatori di Discordia e
Lucifero. Nel vederle proiettate sulla parete, senza le parole di Dante ad accompagnarle, è stato come se queste illustrazioni avessero acquisito un più ampio respiro (anche se dire che i testi della Divina Commedia soffocano le illustrazioni potrebbe sembrare un po' blasfemo...).
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"Malebolge", 2012, digital painting |
Così come quella per le "Favole", anche la scelta di illustrare l'Inferno dantesco è nata quasi per caso: se nel primo illustrato il "via" è stato lanciato dallo schizzo di un guerriero armato di spada (che poi sarebbe diventato Ares, il dio della guerra), in questo caso invece l'input è stato dato da una proposta anch'essa casuale, in un periodo in cui si stavano valutando diverse altre possibilità (chissà quali erano?). Per un caso fortuito, quindi, Barbieri ha colto istintivamente questo suggerimento e ha iniziato a cimentarsi in questo capolavoro (egli stesso definisce la Divina Commedia come "uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale") in cui il confine tra fantasy e religione è veramente molto labile: però sappiamo tutti che il fantasy non è solo un puro genere letterario (come "Il Signore degli Anelli", per citarne uno eclatante, o anche il più recente "Eragon"), ma anche un modo più "sottile" per affrontare e raccontare una storia che, in sé, non è un fantasy (in merito Barbieri ha citato quel capolavoro di Guillermo del Toro che è "Il Labirinto del Fauno"). Ma per un artista la vera difficoltà della Divina Commedia non sta nell'individuarla in un genere specifico (che sarebbe comunque limitativo, dato che è una di quelle opere in grado di "travalicare ogni dimensione") ma il confronto con i grandi illustratori del passato, a partire dall'incredibile Gustave Doré. Al riguardo, Barbieri fa un'osservazione interessante: riconoscendo ovviamente la bravura di questo artista, individua comunque in quelle illustrazioni anche un limite per quella che è la potenzialità dell'immaginario dantesco, dato che quella versione dell'Inferno è onnipresente nella mente di tutti, nel bene e nel male, come se "bloccassero" quella fonte inesauribile di immagini che è la Divina Commedia in canoni ben definiti.
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Gustave Doré, "Canto I", incisione |
Ovviamente, prima ancora del confronto con gli altri grandi dell'illustrazione, viene il confronto con lo stesso Dante: all'interno dell'Inferno sono presenti descrizioni anche molto accurate dei vari gironi, dei loro custodi e delle anime dannate, ma Barbieri ha deciso durante la realizzazione di dare il giusto peso alle parole del Sommo Poeta e alla sua interpretazione personale, in una specie di "fifty-fifty". Tuttavia alcune tematiche molto forti non solo rimangono ma vengono addirittura approfondite con sapienza, come il contrasto "fede/peccato" presente in tutto l'Inferno: l'esempio più eclatante è il Lucifero a tre teste, chiaro richiamo opposto della Santa Trinità. Un'altra associazione piuttosto forte è la posa a crocefisso di Malacoda, "capo" dei Malabranche, mentre per la stessa Porta dell'Inferno Barbieri si è ispirato alla basilica di San Pietro con colonnato annesso.
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"Cleopatra", 2012, digital painting |
Durante la presentazione, sono stati quattro i concetti riguardanti l'arte di Paolo Barbieri citati più di frequente (almeno, io ne ho individuati quattro :)):
- istintività: Barbieri si affida parecchio al proprio istinto (la stessa scelta di illustrare prima le "Favole" e poi l'"Inferno" è stata proprio presa d'istinto), caratteristica che coinvolge parecchio il suo modo di lavorare, dall'importanza della forza della matita alla potenzialità del primissimo schizzo. Spesso infatti le sue illustrazioni nascono da matite anche di piccole dimensioni (come per la Porta dell'Inferno - veduta immensa - Cerbero o le Malebolge) e a volte un'idea è talmente forte da ridurre anche i tempi di realizzazione (come per Caino, terminato in meno di un giorno. Senza contare che l'intero libro era già pronto dopo circa sei mesi di lavoro). Poi, non è casuale la scelta di Barbieri di lasciare alcune illustrazioni a matita e altre no: un buon esempio è Dante nella Selva Oscura. Di questa illustrazione Barbieri ha realizzato anche una versione colorata (chissà se la mostrerà, un giorno), ma è stata proprio una sua scelta "limitarsi" alla matita: non solo perché grazie all'assenza del colore il lettore è in grado di "spaziare" maggiormente, ma soprattutto per evidenziare l'espressività della matita, in grado di sottolineare l'atmosfera magica di quel momento, che deve anche introdurre lo spettatore (spesso Barbieri chiama i lettori "spettatori") al resto dell'opera. Una sola critica mi verrebbe da porre: all'inizio dell'Inferno Dante si sveglia in una foresta così terribile che "nel pensier rinova la paura", ma davanti a questa matita non si può fare a meno di provare una piacevole serenità. Insomma, è un'interpretazione dell'episodio nel senso più "romantico" del termine (e "romantico" è anche l'ultimo di questi quattro concetti);
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"Il Tempio", 2003, china. |
- metafora: molto spesso Barbieri utilizza l'espressione "metafora visiva" per descrivere le sue illustrazioni, che non si limitano a rappresentare un episodio tratto dalla storia, ma vogliono riassumere la trama senza essere troppo didascaliche e concentrare l'intera atmosfera della vicenza in un singolo "fotogramma", cercando di essere il più evocative possibili. Questo spiega certe illustrazioni come "I Seminatori di Discordia", in cui non appare un personaggio specifico: a prevalere, invece, è l'idea della violenza e della sofferenza, della massa generale di anime costretta a subire i propri supplizi. Un'altra via collegata alla metafora è quella del mistero, in grado di coinvolgere maggiormente lo spettatore: questo vale per l'intramontabile Caronte, una delle illustrazioni più riuscite (e candidata alla copertina, insieme ai Malabranche), in cui il volto del noto personaggio non viene mostrato.
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"La Freccia Nera" (versione non pubblicata), 2006, digital painting |
- racconto: è un concetto in stretto rapporto con quello di "metafora". Barbieri concepisce l'illustrazione non come immagine statica, ma come un fotogramma che sempre sottintende un prima e un dopo, mantenendola viva in quel momento che è sì fisso sulla carta, ma che gode di un movimento implicito. All'interno dell'Inferno l'esempio più caratteristico è "Paolo e Francesca", dove la rotazione "pigra" della tempesta viene sottolineata dalla ripetizione sfumata delle gambe e delle spalle dei due amanti, in un molto evocativo effetto slow-motion.
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"Artù, i Cavalieri dell Tavola Rotonda", 2006, digital painting |
- romanticismo: spesso lo stesso Barbieri ha utilizzato il termine "romantico" durante la presentazione, anche se non sapevo se effettivamente inserirlo all'interno dei concetti base della sua poetica. Tuttavia, in effetti è molto forte questa sua interpretazione romantica di personaggi, paesaggi e atmosfere: è come un filtro che permette all'anima dei personaggi di prendere il sopravvento sui difetti fisici, mostrando la propria bellezza interiore. Nel caso dell'Inferno questa "bellezza" corrisponde alla passione di Dante, famoso per il suo naso, che però Barbieri ha gentilmente ammorbidito: il volto del Sommo che apre il volume ricorda molto i ritratti dei poeti e degli scrittori del XIX secolo, quelli che raccontavano le fortune e le disgrazie (più queste ultime) dei primi anti-eroi della storia della letteratura. Gli stessi Malebranche - descritti da Dante come demonietti grotteschi e dispettosi - assumono ben diverse fattezze. Questo "filtro" sicuramente è anche una buona mediazione tra la visione di Barbieri e i "bisogni visivi" del pubblico, anche se Barbieri ha più volte affermato di non avere il punto di vista del lettore-tipo nella testa, mentre sta disegnando.
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"Il Drago di Ghiaccio", 2007, digital painting |
Ok, credo di aver terminato questo mero riassunto :) sicuramente parecchie cose non le ho neppure citate (me ne stanno venendo in mente giusto ora alcune, come l'utilizzo dei livelli su Photoshop o certe influenze cinematografiche), ma per fortuna nel video ci sarà quasi tutto (grazie Michi! :D e buon compleanno! xD)
Ah, ecco: dato che sicuramente non ci saranno un Purgatorio e un Paradiso (eh no), l'editor ha consigliato di intasare la pagina facebook di Barbieri con un sacco di proposte... che aspettate? :D (Fatelo almeno voi, dato che io non ne ho la minima idea. Mi erano saltate in mente le fiabe dei fratelli Grimm, ma me la sono auto-bocciata).
Ora: il mio prossimo obiettivo è riuscire ad avere uno
schizzo di Paolo Barbieri... forse la volta buona sarà con il prossimo Mantova Comics :) intanto, proprio oggi è uscita questa splendida notizia:
Enjoy! :D
Piccola Nota: spero di non aver scritto castronerie e di aver interpretato giustamente tutto ciò che è stato detto... altrimenti beccatevi il video! (lo posterò qua in basso al più presto! :D)