martedì 27 novembre 2012

Saga, il ritorno di Vaughan al fumetto

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...


Ecco come un'idea diventa reale.
Ma le idee sono cose fragili.
Molte non sopravvivono fuori dall'etere dal quale sono state estratte, scalcianti e urlanti.
Ecco perché le persone le creano con qualcun altro.
Due menti, a volte, migliorano le probabilità che un'idea sopravviva...
... ma non ci sono garanzie.
Comunque, questo è il giorno in cui sono nata.


Tra le novità Bao Publishing di quest'autunno, sicuramente "Saga" era una tra le più attese. Questo primo volume raccoglie i primi sei albi di una delle più recenti testate di successo della Image Comics, iniziata nel marzo di quest'anno, la cui storia non è altro che un incontro tra "Romeo e Giulietta" (con la differenza che i personaggi sono decisamente più "agguerriti") e la fantascienza epica alla "Star Wars". Questo esordio inoltre segna il ritorno al fumetto dello sceneggiatore Brian K. Vaughan dopo la lunga fatica di "Lost".
Vaughan (Runaways, Wolverine: Logan, Y: L'Ultimo Uomo sulla Terra, L'Orgoglio di Baghdad, Ex Machina) tra gli sceneggiatori americani più noti è sicuramente anche uno dei più abili, essendo capace di scrivere storie scorrevoli di puro intrattenimento, affrontando tematiche interessanti senza tuttavia essere mai pesante. "Runaways", di cui ha scritto i primi due cicli, ne è un esempio lampante: ex testata Marvel ambientata nella Terra-616 (ma quasi del tutto estranea agli sconvolgimenti dovuti a cross over come "Civil War", e questa caratteristica è uno dei suoi pregi), racconta di un gruppo di ragazzini costretti a scappare di casa dopo aver scoperto di avere come genitori dei veri e propri supervillain. Nonostante l'argomento abbastanza delicato, Vaughan è riuscito a trovare un buon compromesso tra dramma e commedia, senza tuttavia affrontare la trama in maniera troppo leggera o superficiale.

Dopo questa piccola parentesi su "Runaways" (non posso fare a meno di scrivere di questo fumetto: è stata la mia prima testata Marvel), ritorniamo a "Saga".
Come suggerisce il titolo stesso, "Saga" è una storia che coinvolge parecchi personaggi, in questo caso provenienti dai mondi più disparati. I protagonisti tuttavia sono due (anche se si potrebbe anche dire tre): Alana, proveniente da Landfall, il più grande pianeta della galassia, e Marko, che invece è nativo di Wreath, satellite di Landfall. I popoli di Landfall e Wreath sono da sempre in guerra e combattono in tutto il resto della galassia, costringendo anche gli altri pianeti ad allearsi con una delle due fazioni. I cittadini di Landfall sono caratterizzati da un paio d'ali (che siano d'insetto, d'uccello, o di altri animali) e sembrano vivere in un mondo più tecnologico o comunque per certi aspetti abbastanza simile al nostro, mentre il popolo di Wreath assomiglia più alla razza dei fauni (anche se, così come le ali per Landfall, anche le corna possono essere di capra, unicorno, cervo, ecc...) ed è in grado di utilizzare la magia. Proprio come nelle storie d'amore più tragiche, però, Alana e Marko si innamorano (non si conosce ancora in che modo: si sa solo che Alana avrebbe dovuto essere di guardia a Marko, prigioniero di guerra) e si ritrovano a fuggire dai loro rispettivi popoli per non essere catturati e uccisi. Il fumetto inizia con la nascita della figlia dei due fuggiaschi (dai genitori prende sia le ali che le corna) che, tra le altre cose, è anche la narratrice di questa storia e le sue parole si adattano molto bene all'interno dei dialoghi di Alana e Marko.


Fuggire, tuttavia, è più difficile di quanto si pensi: Alana e Marko infatti vengono inseguiti sia per conto di Landfall (attraverso Robot IV, un principe guerriero che al posto della testa ha lo schermo di un televisore) che per conto di Wreath (che sfrutta i servigi di più mercenari, tra cui Il Volere, sempre accompagnato da Gatto Bugia, e Il Segugio). Per fortuna anche Alana e Marko posso contare su qualche alleato: prima fra tutti Izabel, il fantasma di una ragazzina che, proprio come i due protagonisti, vuole lasciare il pianeta su cui è nata (tra l'altro di aspetto e di carattere, ma anche il modo di vestire, ricordano molto Molly Hayes, la piccola mutante di Runaways).


"Saga" si presta ad essere uno scorrevolissimo fumetto d'evasione, molto godibile, in grado di incuriosire e anche di divertire il lettore con personaggi ben caratterizzati e distinti tra loro, senza pecche imperdonabili per quanto riguarda la trama: infatti, anche se da questo riassunto la storia potrebbe sembrare molto triste e tormentata, in realtà ha un ritmo assai vivace e i due protagonisti non si lasciamo di certo deprimere facilmente. Inoltre il rapporto tra Alana e Marko è molto spontaneo e provano l'una dei confronti dell'altro una solida fiducia che permette loro di sostenersi a vicenda, anche se ovviamente non sono i classici "ciccipucci" (e meno male. In fondo sono entrambi dei guerrieri!). I disegni di Fiona Staples (che prima aveva disegnato per la Wildstorm) sono molto lineari e pressoché privi di ombre, caratteristica che si presta bene per mostrare al lettore i tanti mondi e ambienti in cui questo fumetto è ambientato (bordelli compresi).

Poi beh, ovviamente mi sono innamorata di Marko <3


lunedì 26 novembre 2012

Once Upon a Time 2x08 - Into the Deep

Attenzione: questo post potrebbe contenere pessimismo, disperazione e profondo disprezzo per il programma in questione. L'umore di questo testo potrebbe altalenare da un furore privo di compassione ad un piagnisteo inconsolabile. O, semplicemente, potrei lasciar raffreddare questa cocente delusione e cercare di essere il più impassibile possibile. Ma non so se ce la farò.


Le mie reazioni a questa ottava puntata sono state molteplici: rabbia, delusione, disperazione. Ma ormai, se si è un fan di OUAT che tiene parecchio a questa serie perché giustamente dopo la prima stagione le aspettative per i futuri sviluppi erano alte (considerando anche che teoricamente è già stata approvata una terza stagione, la cui sola idea mi fa venire i brividi), si è imparato a convivere con queste inconsolabili reazioni. Pensavo che ormai il fondo fosse già stato raggiunto con "Child of the Moon" (puntata riempitiva e inutile, ma ricordiamoci che nella prima stagione pure questo genere di puntate, non utili alla storyline principale, erano comunque di un livello molto più che dignitoso), ma ovviamente bisogna sempre ricredersi.


Infatti in questa puntata, "Into the Deep", è emersa un'altra reazione che speravo proprio di non poter provare, ma che gli sceneggiatori hanno offerto su un piatto d'argento: la demenzialità. Una demenzialità che più che far ridere fa piangere, ma sempre di demenzialità si tratta. E buona parte di questa demenzialità gira attorno al personaggio di Aurora, principessa pressoché inutile che in questa puntata avrebbe dovuto giustificare la sua presenza (della serie: "Finalmente le facciamo fare qualcosa che non sia lamentarsi, essere in pericolo o occupare spazio"), ma il tutto si conclude in un nulla di fatto. E, ahimè, la demenzialità fa coppia fissa con la delusione, dato che finalmente la trama principale della stagione - che vede Emma e Snow cercare di ritornare a Storybrook, anche se ostacolate da Cora e (?) Hook - avrebbe dovuto ricevere una spinta proprio in questa puntata. La maledizione del sonno, la stanza rossa, la possibilità di comunicare tra più mondi attraverso il sogno... tutti questi elementi insieme erano abbastanza intriganti, peccato che le azioni dei personaggi - sciocche, stupidissime, deliranti - rendano piatto anche lo spunto più interessante.


Un piccolo riassunto dei punti più demenziali della puntata (non necessariamente in ordine cronologico):
- Hook ruba il cuore di Aurora e lei nemmeno se ne accorge (e questo mi fa preoccupare sul suo quoziente intellettivo, dato che pure un unicorno se n'era accorto in "The Doctor");
- Mulan scappa con la bussola e Emma non se ne rende nemmeno conto: a dormire era Snow, mica lei!
- Aurora e Henry, guarda caso, si addormentano proprio negli stessi periodi... w le coincidenze! (ma questo punto si potrebbe anche ignorare);
- Il destino di Aurora è quello di rimanere un personaggio eternamente inutile: appena dimostra di poter aiutare anche solo un po', viene rapita e pure peggio!
- Charming potrebbe avere il dono della divinazione: non solo sa che Aurora non potrà più aiutarli (manco sapesse che è stata rapita da Cora...), ma anche che sarà Snow a sostituirla! E' meglio di Frate Indovino!!
- In ogni puntata Hook deve essere sempre incatenato/legato/ammanettato... cos'è questo feticismo? xD


Questa puntata ha purtroppo dimostrato che non sono solo la storyline di Storybrook e i flashback tappa-buchi ad essere deboli, banali e noiosi, ma anche la trama centrale che gira intorno a Fairyland, quella trama che abbiamo visto solo in brevi ma abbastanza promettenti (più o meno) sequenze. Ormai le mie uniche speranze sono che la Regina di Cuori dia una bella ventata d'aria fresca alla serie e che i personaggi si ripiglino un po' dopo la pausa invernale (infatti l'episodio di settimana prossima sarà l'ultimo del 2012), soprattutto Hook: un personaggio che prometteva e che potrebbe ancora promettere grandi cose (anche se ormai il danno è fatto), dato che il suo passato a Neverland è ancora un grande punto interrogativo. Il fatto che non tema le punizioni mortali di Cora potrebbe essere un indizio... ma anche no. Insomma, potrebbe essere solo un idiota, come ha dimostrato fino ad ora.

Giudizio eXtremo: ridere per non piangere, questa è la politica della seconda stagione.

lunedì 19 novembre 2012

Paolo Barbieri presenta il suo Inferno a Milano

"Abbiamo deciso che questa volta non avrei scritto io i testi... lo scrittore era già bravino".
Paolo Barbieri

Qualcuno ha notato che "Barbieri" fa rima con "Alighieri"? LOL
Perdonate la banalità del titolo di questo post: ho cercato di trovare qualcosa di più originale, un gioco di parole, una definizione abbastanza carina che potesse riassumere la giornata di sabato, ma alla fine mi sono arresa alla tristezza di un titolo scialbo. E sto faticando anche a cercare un'introduzione degna, dato che Paolo Barbieri è sicuramente uno dei illustratori italiani più noti e riconoscibili anche dal grande pubblico ed è probabilmente stato il primo di cui abbia imparato il nome, ai tempi della prima trilogia del Mondo Emerso. In quegli anni, era quasi impossibile parlare di Paolo Barbieri senza nominare Licia Troisi (e anche viceversa), a meno che non si conoscessero i lavori precedenti di questo illustratore (molti di questi si possono trovare sul suo sito ufficiale), ma dall'anno scorso - con "Favole degli Dei" - Barbieri ha dimostrato di voler seguire una diversa direzione autoriale che gli dia la possibilità di spaziare oltre la copertina, interpretando immaginari già ben radicati nella mente della gente (la mitologia greca, l'Inferno dantesco) secondo la sua visione personale (ricca di citazioni e riferimenti non legati solo al mondo dell'illustrazione ma anche a quello cinematografico).
Dato che non ho avuto la possibilità di essere a Lucca (damn it!), sono letteralmente saltata dalla gioia dopo aver visto questo:


considerando anche che il mio "Favole degli Dei" era ancora senza autografo, e un illustrato di Paolo Barbieri senza autografo può solo piangere miseramente (?).
Comunque, sicuramente questa è stata una delle presentazioni di Barbieri più interessanti a cui abbia mai assistito, se non la migliore: gli approfondimenti sono stati parecchi e interessanti, le domande del moderatore (l'editor di Barbieri) erano nuove rispetto a quelle degli altri incontri (di solito sono sempre le stesse) e le risposte di Barbieri erano così esaustive che hanno reso inutili le domande da porre che mi ero segnata. Nei giorni a venire posterò anche il video della presentazione (grazie a quell'allegra pazza che mi ha accompagnato l'altro ieri; e grazie pure a quell'altra, che mi chiama "melanzana" e non so bene il perché), durante la quale sono state approfondite anche alcune delle più belle illustrazioni dell'Inferno: Dante nella Selva Oscura, Caronte, Cleopatra, la Porta dell'Inferno, Paolo e Francesca, Cerbero, le Malebolge, Caino, i Malebranche, i Seminatori di Discordia e Lucifero. Nel vederle proiettate sulla parete, senza le parole di Dante ad accompagnarle, è stato come se queste illustrazioni avessero acquisito un più ampio respiro (anche se dire che i testi della Divina Commedia soffocano le illustrazioni potrebbe sembrare un po' blasfemo...).

"Malebolge", 2012, digital painting
Così come quella per le "Favole", anche la scelta di illustrare l'Inferno dantesco è nata quasi per caso: se nel primo illustrato il "via" è stato lanciato dallo schizzo di un guerriero armato di spada (che poi sarebbe diventato Ares, il dio della guerra), in questo caso invece l'input è stato dato da una proposta anch'essa casuale, in un periodo in cui si stavano valutando diverse altre possibilità (chissà quali erano?). Per un caso fortuito, quindi, Barbieri ha colto istintivamente questo suggerimento e ha iniziato a cimentarsi in questo capolavoro (egli stesso definisce la Divina Commedia come "uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale") in cui il confine tra fantasy e religione è veramente molto labile: però sappiamo tutti che il fantasy non è solo un puro genere letterario (come "Il Signore degli Anelli", per citarne uno eclatante, o anche il più recente "Eragon"), ma anche un modo più "sottile" per affrontare e raccontare una storia che, in sé, non è un fantasy (in merito Barbieri ha citato quel capolavoro di Guillermo del Toro che è "Il Labirinto del Fauno"). Ma per un artista la vera difficoltà della Divina Commedia non sta nell'individuarla in un genere specifico (che sarebbe comunque limitativo, dato che è una di quelle opere in grado di "travalicare ogni dimensione") ma il confronto con i grandi illustratori del passato, a partire dall'incredibile Gustave Doré. Al riguardo, Barbieri fa un'osservazione interessante: riconoscendo ovviamente la bravura di questo artista, individua comunque in quelle illustrazioni anche un limite per quella che è la potenzialità dell'immaginario dantesco, dato che quella versione dell'Inferno è onnipresente nella mente di tutti, nel bene e nel male, come se "bloccassero" quella fonte inesauribile di immagini che è la Divina Commedia in canoni ben definiti.

Gustave Doré, "Canto I", incisione
Ovviamente, prima ancora del confronto con gli altri grandi dell'illustrazione, viene il confronto con lo stesso Dante: all'interno dell'Inferno sono presenti descrizioni anche molto accurate dei vari gironi, dei loro custodi e delle anime dannate, ma Barbieri ha deciso durante la realizzazione di dare il giusto peso alle parole del Sommo Poeta e alla sua interpretazione personale, in una specie di "fifty-fifty". Tuttavia alcune tematiche molto forti non solo rimangono ma vengono addirittura approfondite con sapienza, come il contrasto "fede/peccato" presente in tutto l'Inferno: l'esempio più eclatante è il Lucifero a tre teste, chiaro richiamo opposto della Santa Trinità. Un'altra associazione piuttosto forte è la posa a crocefisso di Malacoda, "capo" dei Malabranche, mentre per la stessa Porta dell'Inferno Barbieri si è ispirato alla basilica di San Pietro con colonnato annesso. 

"Cleopatra", 2012, digital painting
Durante la presentazione, sono stati quattro i concetti riguardanti l'arte di Paolo Barbieri citati più di frequente (almeno, io ne ho individuati quattro :)):

- istintività: Barbieri si affida parecchio al proprio istinto (la stessa scelta di illustrare prima le "Favole" e poi l'"Inferno" è stata proprio presa d'istinto), caratteristica che coinvolge parecchio il suo modo di lavorare, dall'importanza della forza della matita alla potenzialità del primissimo schizzo. Spesso infatti le sue illustrazioni nascono da matite anche di piccole dimensioni (come per la Porta dell'Inferno - veduta immensa - Cerbero o le Malebolge) e a volte un'idea è talmente forte da ridurre anche i tempi di realizzazione (come per Caino, terminato in meno di un giorno. Senza contare che l'intero libro era già pronto dopo circa sei mesi di lavoro). Poi, non è casuale la scelta di Barbieri di lasciare alcune illustrazioni a matita e altre no: un buon esempio è Dante nella Selva Oscura. Di questa illustrazione Barbieri ha realizzato anche una versione colorata (chissà se la mostrerà, un giorno), ma è stata proprio una sua scelta "limitarsi" alla matita: non solo perché grazie all'assenza del colore il lettore è in grado di "spaziare" maggiormente, ma soprattutto per evidenziare l'espressività della matita, in grado di sottolineare l'atmosfera magica di quel momento, che deve anche introdurre lo spettatore (spesso Barbieri chiama i lettori "spettatori") al resto dell'opera. Una sola critica mi verrebbe da porre: all'inizio dell'Inferno Dante si sveglia in una foresta così terribile che "nel pensier rinova la paura", ma davanti a questa matita non si può fare a meno di provare una piacevole serenità. Insomma, è un'interpretazione dell'episodio nel senso più "romantico" del termine (e "romantico" è anche l'ultimo di questi quattro concetti);

"Il Tempio", 2003, china.
- metafora: molto spesso Barbieri utilizza l'espressione "metafora visiva" per descrivere le sue illustrazioni, che non si limitano a rappresentare un episodio tratto dalla storia, ma vogliono riassumere la trama senza essere troppo didascaliche e concentrare l'intera atmosfera della vicenza in un singolo "fotogramma", cercando di essere il più evocative possibili. Questo spiega certe illustrazioni come "I Seminatori di Discordia", in cui non appare un personaggio specifico: a prevalere, invece, è l'idea della violenza e della sofferenza, della massa generale di anime costretta a subire i propri supplizi. Un'altra via collegata alla metafora è quella del mistero, in grado di coinvolgere maggiormente lo spettatore: questo vale per l'intramontabile Caronte, una delle illustrazioni più riuscite (e candidata alla copertina, insieme ai Malabranche), in cui il volto del noto personaggio non viene mostrato.

"La Freccia Nera" (versione non pubblicata), 2006, digital painting
- racconto: è un concetto in stretto rapporto con quello di "metafora". Barbieri concepisce l'illustrazione non come immagine statica, ma come un fotogramma che sempre sottintende un prima e un dopo, mantenendola viva in quel momento che è sì fisso sulla carta, ma che gode di un movimento implicito. All'interno dell'Inferno l'esempio più caratteristico è "Paolo e Francesca", dove la rotazione "pigra" della tempesta viene sottolineata dalla ripetizione sfumata delle gambe e delle spalle dei due amanti, in un molto evocativo effetto slow-motion.

"Artù, i Cavalieri dell Tavola Rotonda", 2006, digital painting
- romanticismo: spesso lo stesso Barbieri ha utilizzato il termine "romantico" durante la presentazione, anche se non sapevo se effettivamente inserirlo all'interno dei concetti base della sua poetica. Tuttavia, in effetti è molto forte questa sua interpretazione romantica di personaggi, paesaggi e atmosfere: è come un filtro che permette all'anima dei personaggi di prendere il sopravvento sui difetti fisici, mostrando la propria bellezza interiore. Nel caso dell'Inferno questa "bellezza" corrisponde alla passione di Dante, famoso per il suo naso, che però Barbieri ha gentilmente ammorbidito: il volto del Sommo che apre il volume ricorda molto i ritratti dei poeti e degli scrittori del XIX secolo, quelli che raccontavano le fortune e le disgrazie (più queste ultime) dei primi anti-eroi della storia della letteratura. Gli stessi Malebranche - descritti da Dante come demonietti grotteschi e dispettosi - assumono ben diverse fattezze. Questo "filtro" sicuramente è anche una buona mediazione tra la visione di Barbieri e i "bisogni visivi" del pubblico, anche se Barbieri ha più volte affermato di non avere il punto di vista del lettore-tipo nella testa, mentre sta disegnando.

"Il Drago di Ghiaccio", 2007, digital painting
Ok, credo di aver terminato questo mero riassunto :) sicuramente parecchie cose non le ho neppure citate (me ne stanno venendo in mente giusto ora alcune, come l'utilizzo dei livelli su Photoshop o certe influenze cinematografiche), ma per fortuna nel video ci sarà quasi tutto (grazie Michi! :D e buon compleanno! xD)

Ah, ecco: dato che sicuramente non ci saranno un Purgatorio e un Paradiso (eh no), l'editor ha consigliato di intasare la pagina facebook di Barbieri con un sacco di proposte... che aspettate? :D (Fatelo almeno voi, dato che io non ne ho la minima idea. Mi erano saltate in mente le fiabe dei fratelli Grimm, ma me la sono auto-bocciata).

Ora: il mio prossimo obiettivo è riuscire ad avere uno schizzo di Paolo Barbieri... forse la volta buona sarà con il prossimo Mantova Comics :) intanto, proprio oggi è uscita questa splendida notizia:


Enjoy! :D

Piccola Nota: spero di non aver scritto castronerie e di aver interpretato giustamente tutto ciò che è stato detto... altrimenti beccatevi il video! (lo posterò qua in basso al più presto! :D)

martedì 13 novembre 2012

Once Upon a Time 2x07 - Child of the Moon


Dopo l'evidente miglioramento della puntata precedente, che vedeva Emma e Hook alle prese con il gigante Jorge Garcia ("ehi coso!"), purtroppo questa puntata di Once Upon a Time riporta la serie al livello in cui stava precipitando, quello della mediocrità. Sarà perché le vicende di Storybrook non sono più interessanti come prima (in effetti, con il ritorno della magia e tutto il resto, mi aspettavo un po' più di scompiglio), sarà perché gli elementi che portano concretamente avanti la storia - specie in questa puntata - sono veramente pochi, e che i flashback dei vari personaggi mi sembrano più "tappabuchi" che altro... fatto sta che, anche con personaggi interessanti come Cappuccetto Rosso/Ruby, con questa stagione si rischia sempre di più il "banalotto".


Ma andiamo con ordine.
Già all'inizio della puntata OUAT mi risponde ad una domanda che spesso mi sono fatta: che fine fanno quelle fiabe che hanno come protagonisti degli animali? Tipo "Riccioli d'Oro", o altre storie del genere? Unico personaggio della serie che nella fiaba era un animale (almeno l'unico che mi viene in mente al momento) è il Grillo Parlante, anche se effettivamente in OUAT all'inizio era un comune essere umano, quindi non l'avevo nemmeno preso in considerazione. In questa puntata, invece, un certo Billy si mette a flirtare con Ruby e per sua stessa ammissione si scopre che nel mondo fiabesco era Gus, un topo che "viveva nella dispensa di Cenerentola": questo è un personaggio chiaramente ispirato al grassoccio topolino della Disney, quindi non è nemmeno un riferimento alle fiabe originali, ma almeno si può supporre che a Storybrook tutti gli animali parlanti che conosciamo a sono diventati degli esseri umani. Trovata abbastanza deludente: sarebbe stato divertente trovare gli animali di Storybrook in grado improvvisamente di parlare, o qualcosa del genere.


Comunque, questa puntata è incentrata sul personaggio di Ruby, quindi sperare in un proseguimento delle avventure di Emma, Snow e Mulan (ah già, e Aurora. Chissà perché mi dimentico sempre Aurora) sarebbe stato poco logico: tuttavia nella stagione precedente anche le puntate non utili alla storyline della serie erano in grado di essere particolarmente belle, come quella dedicata alla storia di Brontolo e Nova (la 1x14 - "Dreamy"). Purtroppo non è questo il caso: il che è un peccato, dato che il personaggio di Ruby è sempre stato uno dei miei preferiti perché, conoscendo solo una parte della sua storia, era pieno di possibilità. Senza contare che è una specie di lupo mannaro. E i lupi mannari sono fighi (cioè, i lupi mannari di una volta).


In questa puntata invece il personaggio di Ruby viene pressoché calpestato: storiella prevedibile, dialoghi banalissimi e rudimentali (anche da parte di Charming), peggior scontro madre/figlia di tutta la storia del cinema e della televisione (l'asse di legno come tomba mi ha fatto un po' ridere), senza contare che Ruby non fa che piangere o uccidere per tutta la puntata (non c'è una via di mezzo: al massimo uccide e piange allo stesso tempo). Solo la nonna dimostra ancora una volta di avere le palle.


Poi: non so quanto sia il budget riservato agli effetti speciali, ma... vi prego, aumentatelo. Già nella puntata di settimana scorsa non erano esattamente il massimo.

Poi(2): altre cose random che mi insospettiscono:
- Possibile che Ruby sia l'unico "lupo mannaro" di Storybrook? Questo avrebbe potuto essere un gran bell'episodio di lupi mannari con tutte le tematiche legate al "branco" (cosa che appare pochissimo, ma che per la formazione di Ruby è fondamentale), e invece il tutto si riduce ad una specie di "caccia al lupo" (mancavano solo i forconi) guidata da un ex re che ai suoi tempi non doveva essere stato un gran stratega, dato che Charming non si è dovuto impegnare molto per scoprire le sue intenzioni (poi, anche il re: prima minacci, e subito la notte stessa uccidi un paio di persone? Molto furbo davvero);
- Il classico problema che ha coinvolto molte icone del cinema, della televisione e del fumetto: possibile che Ruby, dopo la trasformazione, abbia ancora tutti i vestiti ben stirati e sistemati? Ok che non volete far vedere nemmeno una spalla scoperta, ma almeno qualche strappo qua e là... insomma, il minimo;


Insomma, l'unico elemento che incuriosisce in questa puntata riguarda i sogni di Henry e di Aurora (oh, qualcosa che riguarda Aurora si rivela interessante... incredibile!), nonché la strana benevolenza di Rumpel nei confronti di Henry: come mai gli ha fatto dono di quella collana senza voler ricevere qualcosa in cambio? Questo insolito comportamento è ancora più sospettoso se si pensa che, nella prima stagione, si scopre che è stato proprio Rumpel a "procurare" Henry a Regina, desiderosa di avere un figlio... E se Henry non servisse solo per attirare Emma a Storybrook? E se Rumpel avesse altri piani per lui? Probabilmente Rumpel sa che i sogni di Henry possono essere utilizzati come "portale" tra un mondo e l'altro, quindi inizia già ad approfittarne... Ma sono tutte congetture.

Giudizio eXtremo: Ruby si meritava una puntata migliore.

Tra l'altro, la stessa attrice di Cappuccetto Rosso - Meghan Ory - ha affermato che il meglio di questa seconda serie deve ancora arrivare.
Lo spero vivamente.

giovedì 8 novembre 2012

Gitarella all'Alastor: END e Anna Merli


Our precious Elisabeth has gone,
her nightingale's voice is stilled,
a place is vacant in our home,
which never can be filled.
God in His wisdom has recalled,
the boon His love had given;
and though the body moulders here.
The soul is safe in Heaven.


Martedì 6 novembre 2012, circa le sei di sera. Una piuttosto stanca ma entusiasta versione di me, più giovane di un paio di giorni, entra in quella fumetteria nei pressi di Moscova (mentre la si raggiunge, si vede in lontananza quel cimitero dove riposano, tra i clacson e lo smog, le spoglie di Manzoni) meglio nota come "Alastor", dove ultimamente passo ancora più tempo del previsto da quando ho scoperto che, oltre a vendere ogni tipo di fumetto, quei simpaticoni organizzano degli incontri con fumettisti nostrani e non (qualche mese fa avevano "ospitato" anche Zerocalcare, ed è stato in seguito a quell'occasione che ho deciso, vittima dell'insonnia, di scrivere il primo post di questo blog). L'altro ieri l'incontro era addirittura quadruplo: l'Alastor infatti avrebbe vantato la presenza di Tyler Kirkham (Green Lantern Corps, Green Lantern: New Guardians), Diego Cajelli (Napoleone, Dampyr, Zagor, Milano Criminale), Giuseppe Ferrario (che, ahimè, più che altro conosco perché venne accusato di plagio durante la pubblicazione del fumetto Panini tratto dalle "Cronache del Mondo Emerso" di Licia Troisi) e Anna Merli, per la quale ho partecipato a questo incontro (anche se Kirkham non era per niente male... in tutti i sensi).

Avrei comprato "End" anche prima di questo fatidico 6 novembre, peccato che non riuscissi a trovarlo da nessuna parte (insieme a Sky Doll, sempre edito da Bao Publishing), ma per fortuna mi sono rifatta alla grande e la Merli - simpatica e disponibilissima, con una rosa bianca sul tavolo - mi ha regalato un bellissimo disegno di Elisabeth, la protagonista del fumetto, insieme al gatto/serpente Napoleone (la foto qua sotto non rende giustizia, pardon).


Ma andiamo con ordine.
"End" è il frutto della collaborazione tra Barbara Canepa (Witch, Monster Allergy, Sky Doll) e Anna Merli (Rose). La storia e i testi sono frutto della mente della Canepa (propongo in basso un suo schizzo di Elisabeth, anche se purtroppo non è tra le mie mani ma l'ho semplicemente beccato su internet), mentre i disegni e i colori sono stati realizzati in coppia con la Merli, in collaborazione (per quanto riguarda i colori) con Angela Vianello. Al di là del talento delle due autrici, il volume è in sé molto bello e assai ben curato: di sicuro lo è abbastanza da "giustificare" i 15 euro del prezzo di copertina.


"End" è essenzialmente la storia di una ragazzina, Elisabeth. O forse sarebbe meglio dire di DUE ragazzine, le sorelle Dorothea ed Elisabeth Weatherly, entrambe studentesse di un prestigioso collegio religioso. Purtroppo, almeno in questo primo volume, non vedremo mai insieme le due sorelle: infatti all'inizio della storia veniamo a sapere che Elisabeth, di soli tredici anni, è morta in seguito ad un misterioso "incidente" che vede coinvolto l'ex padiglione di caccia del collegio. La sua morte, tuttavia, insospettisce le sue compagne e amiche del collegio, mentre Dorothea - sorella che, a sentire le chiacchiere di suore e studentesse, sembra possedere alcuni poteri paranormali (premonizioni e cose del genere) - è stranamente convinta che sua sorella sia ancora viva.



Quindi la vera domanda è questa: Elisabeth è veramente morta? Lei stessa non lo sa, ma per qualche strana ragione è imprigionata in un luogo dalla bellezza gotico-crepuscolare, insieme a tre bizzarri animaletti: Napoleone (un gatto incrociato con un serpente corallo), Ulysse (un pipistrello con le zampe di gallina) e Leonardo (un rospo con le abitudini di una tarantola). Prima di "essere ammessi" in questo luogo, infatti, sembra che sia necessario subire una trasformazione, spesso terribile: anche ad Elisabeth è toccato un cambiamento radicale, che la costringe a nascondere le sue mani sotto nastri e guanti neri.


"End" è uno di quei fumetti in cui le immagini e i disegni prevalgono nettamente sulla storia, specie quando la trama è confusa e ancora da definire come in questo primo volume: senza contare che alcuni dialoghi sono veramente inverosimili se pronunciati da ragazzine così giovani, per quanto colte possano essere. Tuttavia questo passa tutto in secondo piano, dato che disegni, atmosfere e colori non possono fare a meno di incantare il lettore, vignetta dopo vignetta: sono talmente ricche, dettagliate ed evocative che è impossibile leggerlo/guardarlo tutto d'un fiato. Viene invece naturale soffermarsi su ogni singola pagina, vignetta, gesto, sfumatura... e, dopo una prima lettura, viene voglia di sfogliarlo, e risfogliarlo, e risfogliarlo di nuovo, e ogni volta, inevitabilmente, si scoprirà qualcosa di nuovo.


Giudizio eXtremo: la storia è un po' troppo "emo" per i miei gusti, ma avere una bellezza simile nella mia libreria mi fa sentire bene.

P.S.: questa serie, pubblicata in Francia da Soleil, fa parte di una collana curata dalla stessa Canepa: "Collection Metamorphose". Durante il Lucca Comics, l'editore Bao Publishing ha dichiarato che nel corso del 2013 verranno pubblicati altri fumetti di questa meravigliosa collana di cui si può avere un assaggio QUI.

mercoledì 7 novembre 2012

ALLEN di Leo Ortolani

Nello spazio nessuno può sentirti ridere.


Era dal 2010 che Leo Ortolani - definito recentemente da Zerocalcare il "mostro delle parodie" in questa breve intervista di Badtaste.it - non ci offriva una di quelle storie indipendenti dalla storyline di Rat-Man (anche se nel bimestrale dedicato al personaggio ha recentemente terminato "Il Grande Magazzi", parodia di Harry Potter). Prima di quest'anno la sua ultima fatica (che è stata una "fatica" anche per gli occhi di noi poveri lettori) era "Avarat 3D", una delusione divisa in due parti che aveva ben poco a che vedere con quella genialità che solitamente, tra alti e bassi, caratterizza le parodie di Rat-Man (o meglio, quell'esserino a metà tra una scimmia e un topo che di per sé non ha un nome ma che, a seconda della storia da narrare, assume l'identità di Rat-Man, Skrotos, Pietreppaolo, Bolo e altri ancora). Come scrive Andrea Plazzi nell'introduzione di "Allen", quelle di Ortolani "sono storie che si ispirano ad altre storie, pescate in romanzi, film, fumetti, magari prendendole un po' in giro, ma con affetto, come si fa con ciò che piace e a cui si vuole bene", e chiaramente Leo Ortolani non è un ammiratore di "Avatar". Però è sicuramente un fan di "Alien", celebre horror fantascientifico di Ridley Scott: e fortunatamente è così, altrimenti anche questa parodia sarebbe stata deludente almeno quanto "Avarat".
Dopo questa parentesi, parliamo di "Allen". Che è una chiara parodia di "Alien", ma non solo: infatti con l'uscita nelle sale di "Prometheus" - prequel di "Alien" diretto sempre da Scott - Ortolani ha inserito molti elementi di quest'ultimo, ottenendo quindi una fusione coerente dei due film in un'unica trama. Se, come detto prima, Ortolani è sicuramente un fan di "Alien", probabilmente stessa cosa non si può dire per "Prometheus", anche perché il primo a morire in questo film è proprio un geologo. Ed essere un geologo è la "seconda identità" di Leo Ortolani, quindi magari si è sentito un po' "chiamato in causa".

Ovviamente come qualsiasi parodia di Ortolani - brutta o bella che sia - anche "Allen" si può leggere tranquillamente senza aver visto nessuno dei due film (al massimo guardate solo "Alien". Se avete tempo da perdere vedetevi pure "Prometheus"), anche perché molte situazioni si riferiscono  in generale anche ai soli generi "horror" e "fantascienza", per non parlare di citazioni più "popolari", come il delirante programma televisivo "Misterius" (chissà da cosa è preso...), "dove la scienza e la leggenda si incontrano. Ma non si salutano!"

Essenzialmente "Allen" è la storia di questo uomo stra-ricco (così ricco da aver comprato il pianeta Terra) che inizia un lungo viaggio nello spazio sulla nave Tripakerton, alla ricerca dei creatori dell'essere umano: gli alieni Annunaki. Fanno parte dell'equipaggio il robot Oliver (il quale, forse perché non è un vero essere umano, è l'unica persona con un po' di cervello all'interno della nave), il comandante Valery Kramer (avete presente Cinzia?), "quello con la barba, "quello col cappellino", "quello che poi muore nei condotti d'aria" e tanti altri personaggi sacrificabili. Per andare ad incontrare Dio questo e altro, giusto? Peccato che, forse, Dio non ha molta voglia di incontrare noi.

"Allen" per fortuna ha chiuso quella parentesi che era "Avarat" a favore di una sana parodia ai livelli di "Star Rats" (mi dispiace, ma per me "Il Signore dei Ratti" rimarrà sempre irraggiungibile), che ha sì momenti esilaranti (leggere questo fumetto in treno e trattenere le risate perché altrimenti ti scambiano per scema non è stata cosa facile), ma c'è sempre, nelle parodie particolarmente riuscite ("Il Signore dei Ratti", "299"), quel preciso momento di serietà e commozione (in questo caso serietà) che un po' ti fa venire il magone. Anche "Allen" ha la sua morale: non quel tipo di morale "bacchettona" che a momenti pretende di diventare l'undicesimo comandamento, ma di quel genere che ti colpisce genuinamente, anche perché spesso lo spunto è proprio una battuta alla Rat-Man: stupidissima, eppure ti fa ridere.

Allen: "Che c'è, nano? Perché sei sempre scuro in volto?"
Oliver: "Perché io, il mio creatore lo conosco già".
Questa è una delle battute migliori dell'albo (fidatevi, ce ne sono molte altre!) e testimonia come, ahimè, i creatori creano le loro creature (la ripetizione è del tutto volontaria, più o meno) a loro immagine e somiglianza. Ma Allen, al contrario di Oliver, è contento e spensierato (fin troppo): probabilmente perché il suo vero creatore, Ortolani, non è poi così deludente come invece lo è lo stesso Allen con il suo robot.

Ma Oliver dice, molto saggiamente: "Anche un idiota può donarti la vita".
Però aggiunge anche: "... ma è come vivi, che la rende preziosa".
E ringrazio Leo Ortolani per dedicare la sua vita a scrivere e disegnare storie per noi, che ormai consideriamo Rat-Man quasi una sorta di "culto".

Per finire, ecco la colonna sonora di questa parodia, veramente molto azzeccata! :D

Giudizio eXtremo: ahahahahaaaa xD *reazione immediata ad Allen*

P.S.: se esistesse un Dio, sarebbe bello se ti accogliesse con un numero da giocoliere. Gli farei un applauso.

martedì 6 novembre 2012

Once Upon a Time 2x06 - Tallahassee

Occhio, megaspoiler!!


Mi accingo a scrivere questo commentino fresca fresca di puntata, quindi perdonate l'eccessivo entusiasmo e gli eventuali strilli da fangirl, per non parlare delle frasi troppo lunghe e di altre blasfemie grammaticali, sintattiche o che so altro. Già, perché in questo momento il mio cervello sta facendo mille volte il giro su se stesso e le mie dita stanno iniziando ad essere più veloci dei miei pensieri (sembra che abbiano vita propria), quindi non so bene cosa potrei scrivere.

Inizio con lo specificare una piccola cosuccia, così nel frattempo cerco di recuperare un po' di razionalità (che a volte è veramente sottovalutata, poverina): questa puntata (Tallahassee evidentemente sta simpatica agli sceneggiatori di Lost) non brilla certo di genialità, ma è sicuramente meglio delle ultime due mediocrità che ci hanno propinato tra Dottori, Coccodrilli e attori irlandesi fighi non sfruttati al meglio (ehm).

Tutta quest'allegria quindi in parte non deriva dalla puntata in quanto tale, anche se due sono sicuramente i miglioramenti:
- Per una volta il flashback del passato è stato utile e interessante;
- Finalmente inizia ad esserci qualche mistero degno di nota;

Per non parlare del MEGA RITORNO di uno dei personaggi più amati e di cui, tra l'altro, si sentiva un sacco la mancanza:


Certo, non sappiamo ancora bene che fine abbia fatto nella storyline attuale, il nostro caro August... quasi temevo che per qualche arcano motivo avesse superato il confine di Storybrook e che si fosse dimenticato della sua vera identità, ma se è stato lui a mandare la cartolina a colui che, alla fine, non è Baelfire ma l'ex fiamma di Emma, allora un po' riesco a tranquillizzarmi :) Anche se... dove si trova ora?!

Comunque, tralasciando tutta la mia gggggioia per il ritorno indiretto di questo personaggio (non so se ci riuscirò, ma ci proverò con tutte le mie forze), ritorniamo a quella che è forse la puntata più interessante di questa seconda stagione di OUAT.

Ovviamente qualche pecca rimane: Hook come personaggio continua a non convincermi, e lo dico da fan dei personaggi donnaioli. Sarà che non abbiamo ancora visto il suo passato sull'Isola Che Non C'è e chissà quali altri fattacci che lo riguardano, ma non riesco ancora a scorgere la forza di questo personaggio: vedo solo un idiota che più che un pirata ribelle mi sembra uno sfigato che Rumpel riuscirebbe a schiacciare come un moscerino. Poi, una piccola critica a Snow, personaggio che nella versione di Mary Margareth stava iniziando a scocciarmi un po' (mai quanto David, però), ma che potrebbe riservare qualche bella sorpresa: tu, madre di una figlia che potrebbe essere tua sorella, di una figlia che inoltre hai appena ritrovato dopo anni e anni... Tu, madre, le permetti, senza fare storie, di arrampicarsi su una pianta di fagioli e di derubare un gigante dalla fama non proprio benigna?! Una figlia che, tra l'altro, non sa nulla del mondo delle fiabe (a parte quello che ha letto sui libri, che purtroppo non corrispondono a verità... Jack l'Ammazzagiganti insegna)?? La cosa più intelligente sarebbe stata mandare Mulan insieme ad Hook, ma i creatori della serie ovviamente non hanno potuto fare a meno di accoppiare il bel pirata sciupafemmine con Emma.



Emma. Questa ragazza con cui tutti, TUTTI ci provano: il Cacciatore, August, ora pure Uncino... senza contare Neal Cassidy, unico vero amore di Emma e padre - a quanto pare - di Henry. Questo grande amore che, però, si fa da parte non appena vede il contenuto di una misteriosa scatoletta... Ed è questo uno dei misteri a cui accennavo prima: cosa può convincere un comune essere umano ad ascoltare un estraneo (per quanto attraente) che crede nell'esistenza della magia? E che tra l'altro lo vuole allontanare dalla ragazza che ama? Tra l'altro, rivedremo Neal nelle puntate future? Emma scoprirà il vero motivo per cui ha finto di ingannarla? Senza contare che l'elenco delle "colpe" di August continuano ad allungarsi... anche se, questa volta, era per un motivo più o meno giusto... Insomma, dopo questa puntata le domande sono tante, e per questa serie è un segnale sicuramente positivo.


Intanto, inizia probabilmente a definirsi il Grande Male contro cui dovranno combattere i nostri protagonisti: mi riferisco ai due misteriosi occhi nella stanza rossa che appaiono negli incubi di chi ha subito quel sonno da cui solo il bacio del vero amore ti può svegliare. Appena ho sentito "rosso" ho immediatamente associato questo colore all'altrettanto misteriosa Regina di Cuori, personaggio di cui non si è ancora visto il volto... Molti pensano che possa essere Cora, ma è più probabile che sia qualcuno di ancora più pericoloso. Qualcosa di cui lo stesso Rumpel dovrebbe aver paura.

Insomma, puntata interessante e con tanti spunti. Forse si potrebbe osare un po' di ottimismo per questa serie :)

Commento eXtremo: siamo ancora un po' lontani dai livelli della prima serie, ma forse gli sceneggiatori si stanno riprendendo. Forza!

venerdì 2 novembre 2012

Mockingbird Lane 1x01 - Pilot

"You're a Munster, not a monster"


Scritto da Bryan Fuller (già creatore di "Wonderfalls", "Dead Like Me" e "Pushing Daisies"), "Mockingbird Lane" nasce come remake della sitcom '60 "I Mostri" (in originale "The Munsters", che è anche il cognome della famiglia protagonista), ai tempi rivale della più famosa serie "La Famiglia Addams". Il pilot (diretto da Bryan Singer) è stato trasmesso qualche giorno fa in occasione dell'arrivo di Halloween e probabilmente la serie vera e propria vedrà la luce la prossima stagione, data la buona percentuale di ascolti. La NBC infatti ha scelto di sospendere la serie, anche perché Fuller è ora impegnato con la produzione di "Hannibal".


I protagonisti di "Mockingbird Lane" sono i Munster, componenti di una famiglia che all'inizio mi aveva fatto pensare ai Collins di "Dark Shadows": proprio come nella (deludente) pellicola di Tim Burton (anch'essa tratta da una serie tv anni '60, periodo in cui a quanto pare le famiglie "alternative" interessavano parecchio) anche i Munsters hanno molti segreti, anche se non si sforzano molto per nasconderli. Infatti questa famiglia - oltre a risiedere al numero 1313 di Mockingbird Lane, luogo di triste fama - è composta da membri che sono tutto tranne che normali: il capofamiglia, chiamato quasi sempre "Nonno", è infatti un vampiro di vecchia data che non si fa scrupoli a sbranare e a bere il sangue dei vicini (non senza prima averli "persuasi" a verniciare di nuovo la casa); la figlia di questi, Lily, è anch'essa una vampira, ma almeno il suo lato materno sembra essere più forte di quello demoniaco; Herman (che nel pilot è probabilmente il personaggio più interessante), invece, è il marito di Lily e può essere paragonato al mostro di Frankenstein, dato che è stato costruito dal suocero mettendo insieme più parti di cadaveri; Marilyn è la figlia della sorella di Lily ed è l'unico essere umano della casa, anche se il suo insolito carattere non la rende di certo una persona normale; e infine c'è Eddie, figlio di Herman e Lily, nonché lincantropo, anche se non lo sa.



L'episodio inizia con il trasferimento dei Munster e ci vengono presentati i problemi di ogni personaggio: Lily ed Herman non riescono a confessare al figlio Eddie che in realtà è un lupo mannaro; il cuore di Herman deve essere spesso sostituito, dato che l'amore per prova per la moglie tende a spezzarlo, e non solo metaforicamente; Marilyn viene definita dal nonno la "vergogna della famiglia" dato che è un semplice essere umano, ma lei fa di tutto per meritarsi il suo affetto; Eddie vuole solo essere un bambino normale che non mangia carne; e il Nonno... più che avere problemi, è lui che li crea agli altri.

Essendo già una fan di Pushing Daisies (devo ancora procurarmi "Wonderfalls" e "Dead Like Me"), è riconoscibile in "Mockingbird Lane" la mano degli "addetti ai lavori": l'attenzione per le scenografie, il modo in cui i personaggi interagiscono tra di loro, le battute e l'humour nero rendono facilmente riconoscibile la mano di Fuller, il quale per ora non ha avuto molta fortuna con le serie da lui create (nessuna è andata oltre la seconda stagione). Nonostante le ottime critiche e il forte supporto di un pubblico di nicchia, infatti, le sue storie e il suo modo di raccontarle non riescono a catturare a lungo l'attenzione dei telespettatori, specie quando il ritmo della narrazione tende a rallentare. Tuttavia spero che Fuller riesca a sfondare definitivamente con uno dei suoi progetti futuri - che sia "Hannibal" o "High Moon" - e che la serie di "Mockingbird Lane" riesca a vedere veramente la luce, dopo un'anticipazione così "ghiotta".

Per finire, ecco la famiglia Munster originale:


giovedì 1 novembre 2012

I "Bei Fieu" di Paolo Barbieri - La Top 5

Finalmente pochi giorni fa ho avuto la possibilità di comprare il nuovo libro illustrato del mantovano Paolo Barbieri, altrimenti detto "il Mago del Nord" (vedi Mantova Comics 2011): il libro in questione è "L'Inferno di Dante" che, a circa un anno di distanza, segue il successo di "Favole degli Dèi". Non so se Barbieri (soprannominato "Barbierino" da me e da una certa altra pazza - LO SO CHE STAI LEGGENDO!) ha intenzione di viziarci ogni anno con un nuovo libro illustrato, ma le aspettative ormai sono queste: anche perché, dopo l'Inferno, chiaramente i fan si aspettano anche un Purgatorio e un Paradiso ;)



In questo post non è mia intenzione fare una critica dell'Inferno: sono decisamente di parte e non sarei in grado di essere molto obiettiva, dato che le illustrazioni di Barbierin... ehm, di Paolo Barbieri mi hanno accompagnato da quando avevo tredici anni, età in cui comprai il primo libro delle "Cronache del Mondo Emerso". Ed è incredibile come questo illustratore, in Italia, sia riuscito ad acquisire una propria fama indipendentemente dal successo dell'autore, in questo caso Licia Troisi: sicuramente la popolarità del Mondo Emerso lo ha aiutato ad essere più facilmente riconosciuto dal pubblico (e allo stesso modo le sue copertine hanno aiutato il Mondo Emerso: esiste una certa circolarità), ma la personalità di questo autore è tale da riuscire a distaccarsi da quel successo e a crearsi un proprio spazio più "personale", a partire dai due libri illustrati dedicati al Mondo Emerso per poi arrivare a "Favole degli Dèi". Inoltre con il passare del tempo, per quanto mi riguarda, ho sempre più apprezzato le illustrazioni di Barbieri e mi sono decisamente allontanata dai romanzi di Licia Troisi: potevo apprezzarli a tredici anni, ma ora... (anche se Sennar avrà sempre un posto d'onore nella mia cerchia delle "cottarelle nei confronti di personaggi immaginari").

Non mi dilungherò quindi sulla bellezza dell'"Inferno di Dante" (anche se non posso fare a meno di citare illustrazioni come quelle di Caronte, Cleopatra, Cerbero, le tre Furie, Lucifero), però una cosa la posso/voglio dire: rispetto a "Favole degli Dèi" questo è un volume decisamente più ricco e meno "monotono". Stavolta non c'è la ripetizione della stessa illustrazione ingrandita: anche perché, con tutti i personaggi che appaiono nell'Inferno dantesco, probabilmente non c'era nemmeno spazio per ripetizioni inutili.

Ora, mentre io e una certa pazza sfogliavamo questo libro in treno, è saltata fuori l'idea di fare una classifica molto frivola (tutti noi abbiamo un lato "fangirl" e un po' bimbominkia, è inutile nasconderlo) dei "bei fieu" disegnati da Paolo Barbieri nelle "Favole" e nell'"Inferno" (ho escluso i due illustrati sul Mondo Emerso perché la presenza di Sennar mi avrebbe confuso troppo le idee). Dopo un'attenta ed accurata selezione, questa è la mia personale top five:

AL QUINTO POSTO: DANTE ALIGHIERI


Paolo Barbieri è sicuramente stato indulgente con il Sommo Poeta, soprattutto per quanto riguarda il naso: poi la sua matita di Dante immerso nella Selva Oscura è così evocativa (mi verrebbe da scrivere una piccola critica in questo momento, ma non lo faccio) che mi ha spinto ad inserire questo personaggio all'interno della classifica, anche se all'ultimo posto (Beatrice è una donna fortunata).

AL QUARTO POSTO: IL DIAVOLO A GUARDIA DELLE PORTE DI DITE



Anche con quell'espressione maligna e il numero eccessivo di corna, se i diavoli sono tutti così non mi dispiacerebbe troppo andare all'Inferno (if you know what I mean).

AL TERZO POSTO: APOLLO



Apollo è sempre stato a priori una delle mie divinità favorite: Barbieri mi ha dato solo un motivo in più per preferirlo.

AL SECONDO POSTO: GIASONE



Barbieri ci spiega come non sia un caso che Giasone sia stato condannato proprio nell'ottavo cerchio infernale, dove "ruffiani, seduttori e adulatori" sono condannati a subire la loro eterna punizione. Giasone rientra nel ruolo del seduttore, e non c'è nemmeno da chiedere come mai tante fanciulle più o meno innocenti siano cadute sotto il suo fascino u.u

AL PRIMO POSTO: ADE


Ade, Ade, Ade... non saprei nemmeno cosa dire, su Ade. "Ma che bei ghirigori rossi", "Che chioma rigogliosa", "Che sguardo serio", "Ma com'è fashion quello smalto nero", scegliete voi... Fatto sta che non solo merita assolutamente il primo posto, ma anche l'illustrazione per intero:


E così ho terminato questa prima delirante classifica! Quindi, anche se Barbieri è più famoso per le sue "belle figliuole" che per le "tartarughe", chissà perché non mi viene da lamentarmi.

Ultimissima cosa: sarebbe interessante vedere Barbieri alla prese con una sua storia e personaggi completamente creati da lui... chissà, magari quella sua graziosa testolina ha già in serbo qualcosa ;)

Tra le altre cose, oggi inizia Lucca Comics & Games.
Evento che quest'anno mi perderò totalmente, ma che m'importa, ci sono così tante nuove illustrazioni da osservare mooolto attentamente ;)
(In realtà un po' sto rosicando, ma cerco di nasconderlo xD)